domenica 5 dicembre 2010

Nani per sempre


Nononononononono. Mai e poi mai. Subito nella cameretta. Lasciarlo piangere. Nel box almeno un'oretta al giorno. Cinema. Serate con le amiche. E sesso, tanto sesso. Non è che un figlio può stravolgerti la vita. E poi è importante anche per lui non dover sempre dipendere dai genitori. Per crescere ci vuole autonomia, indipendenza.
Sconfitta su tutta la linea. E, anzi, intenerita e rammollita (in ogni senso) come non mai. Dopo sei mesi di ruolo materno, mi ritrovo a difendere il diritto alla coccola perpetua, al lettone (schizofrenicamente concesso quando ho troppo sonno per lottare), alla dedizione genitoriale totale.
Il mio cervello è abitato da due tizie che non so gestire: Quella-di-prima e Mamma-di-nano. Entrambe parlano e sbraitano in continuazione, dicendomi quello che dovrei fare, pensare e provare.
Lui piange.
Quella-di-prima: "Lascialo stare, fatti la tinta piuttosto. E poi le lacrime fanno gli occhi belli."
Mamma-di-nano: "Oddio, morirà. Si sentirà abbandonato e tenterà di soffocarsi con il Signor Gufo (il pelouche preferito del Nano, ndr)"
Risultato: un volto segnato da quest'eterna oscillazione tra ribellioni adolescenziali e sensi di colpa, un corpo ridotto allo sfascio, sonno, attacchi bulimici che sopraggiungono nei trenta minuti in cui il Nano dorme, amicizie trascurate, poi recuperate in serate in cui non ascolto una sola parola e penso solo che sto perdendo minuti preziosissimi di sonno.
Si dice che poi crescono, che poi hai nostalgia di quando erano dei teneri puffi. Io non lo credo. Un Nano è per sempre.

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